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Olimpiadi ed Occidente. L’approfondimento del Consigliere Nazionale Franco Del Campo

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Olimpiadi ed Occidente. L’approfondimento del Consigliere Nazionale Franco Del Campo

L’Olimpiade è l’Occidente. Forse non ci abbiamo mai pensato, e tutti gli altri non se ne sono accorti, ma i Giochi Olimpici rappresentano l’Occidente. Iniziati, per la prima volta, a Olimpia, nel 776 prima dell’era volgare, per il mondo greco sono diventate via via più importanti da quando segnarono, con ritmo quadriennale, il tempo comune delle poleis greche. La civiltà greca è stata l’incipit del “nostro” Occidente, non solo con la sua Filosofia, ma dalle guerre di “resistenza” contro l’Impero persiano, che voleva sottomettere le litigiose città greche, che però seppero unirsi e vincere in nome della propria “libertà” e, in qualche modo, anche della “democrazia” (per Sparta il discorso era diverso). L’Occidente, libero, contro l’Oriente tirannico, come aveva teorizzato anche Hegel, con la sua mania di classificare tutto. Poi l’Occidente è diventato cristiano, nonostante le sue divisioni, contro l’Oriente arabo e mussulmano, per non parlare della Russia, oscillante tra Oriente ed Occidente, e dell’ “estremo” Oriente, con una Cina -l’Impero di mezzo- lontana e sempre più vicina, piuttosto indifferente con il suo millenario senso di superiorità. La storia, inevitabilmente, ha reso tutto infinitamente complesso ed affascinante. Per noi l’Occidente, tra una guerra e l’altra, è stato anche il Rinascimento, l’Umanesimo, l’Illuminismo, la stessa Rivoluzione francese, che si è fatta universale con i principi di Liberté, Fraternité, Égalité, senza dimenticare il Parlamento moderno, nato in Inghilterra. Ma cosa c’entrano le Olimpiadi, appena iniziate, non senza polemiche, per la terza volta a Parigi, con tutto questo? Quelle antiche, continuarono, un po’ a fatica, anche durante il dominio di Roma, ma quando il cristianesimo diventa religione ufficiale dell’Impero, vengono chiuse dall’imperatore Teodosio nel 393, perché ormai erano “solo” un rito pagano. Riemergono dalla storia grazie al barone de Coubertin, nel 1896 ad Atene, con gli ideali di libertà, eguaglianza, merito, rispetto dell’avversario e delle regole, che sono intrisi di Umanesimo ed Illuminismo, ma anche di competizione e misurazione dei risultati che riflettono il Liberalismo già imperante e l’organizzazione scientifica del lavoro, che con i suoi tempi di lavoro e pausa rassomiglia agli allenamenti sportivi. 

Le Olimpiadi avrebbero dovuto porre fine ai conflitti, ma, da questo punto di vista, sono rimaste un’utopia. Eppure riflettono -come tutto lo Sport- un cosmopolitismo sincero, una visione laica e tollerante del mondo, via via -non senza difficoltà- aperta davvero a tutti, dalle donne ai lavoratori e alle altre “razze” (che non esistono, ma l’apparenza è dura a morire). Le Olimpiadi, che coniugano l’eguaglianza delle opportunità alla misurazione del merito, rappresentano la parte migliore dell’Occidente, non di come è stato, con le sue guerre, intolleranze, persecuzioni, conquiste e razzie imperialiste in tutto il mondo, ma come -forse- potrebbe essere. Godiamoci, allora, anche questa Olimpiade appena iniziata, facendo il tifo per i nostri Azzurri, ma anche -se si vuole- per tutti gli altri, sperando che l’enormità di soldi spesi non durino lo spazio di qualche settimana (subito dopo, non dimentichiamolo, ci sono le Paralimpiadi), e che la Senna rimanga balneabile, illudendoci che davvero …“l’importante è partecipare”.

FRANCO DEL CAMPO

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