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Europei Roma 2024: Italia da sogno: Tamberi e Battocletti oro!

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Europei Roma 2024: Italia da sogno: Tamberi e Battocletti oro!

Notte magica agli Europei di Roma. L’Italia arriva a 10 ori e 20 medaglie con i trionfi di Gianmarco Tamberi nell’alto e Nadia Battocletti sui 10.000 metri, applauditi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in una serata di emozioni forti e con il pubblico dello stadio Olimpico impazzito di gioia, in estasi anche per l’argento di Alessandro Sibilio. È festa azzurra nella quinta e penultima serata di un’edizione storica. Si conferma Gimbo Tamberi, al terzo titolo europeo di una carriera senza eguali dopo quelli del 2016 e del 2022 per il campione olimpico e iridato, con la misura di 2,37 che vale il record della rassegna continentale e la migliore prestazione dell’anno al mondo. L’ennesima prova di talento e di carattere, alla prima uscita stagionale, in una finale che lo vede sbagliare una volta a 2,26 e con due errori a 2,29 ma il fuoriclasse azzurro rimane in gara con 2,29 alla terza e ultima prova e poi la ribalta con 2,31 alla prima. Quando è già sicuro della vittoria salta 2,34, dopo due nulli a 2,33, e va a segno anche a 2,37 alla prima, la stessa misura dell’oro olimpico di Tokyo a due mesi dai Giochi di Parigi, in attesa di ricevere la bandiera tricolore dal Capo dello Stato giovedì mattina. Tre ori nella stessa gara agli Europei come Adolfo Consolini nel disco (1946, 1950 e 1954). Sul podio anche gli ucraini Vladyslav Lavskyy (2,29) e Oleh Doroshchuk (2,26). Clamorosa Nadia Battocletti, protagonista di una fantastica doppietta. È la regina del mezzofondo europeo con l’oro anche nei 10.000 dopo il titolo dei 5000 per demolire il record italiano in 30:51.32, tolto dopo 24 anni a Maura Viceconte (31:05.57 nel 2000). Mai nessuna donna italiana aveva vinto due ori nella stessa edizione degli Europei, al maschile solo Pietro Mennea nel 1978 e Salvatore Antibo nel 1990. Alle sue spalle l’olandese Diane Van Es (30:57.24) e la britannica Megan Keith (31:04.77). Fenomenale nei 400 ostacoli Alessandro Sibilio, medaglia d’argento con il primato italiano di 47.50 superando dopo 23 anni il 47.54 di Fabrizio Mori del 2001, battuto soltanto dal norvegese primatista del mondo Karsten Warholm (46.98) e davanti al bronzo dello svedese Carl Bengtstrom (47.94). Splendido nel decathlon Dario Dester, sesto come due anni fa con il record italiano di 8235 punti dopo un paio di stagioni difficili. Da sottolineare nei 10.000 anche il quarto posto di Federica Del Buono (31:25.41) e il sesto di Elisa Palmero (31:38.45). Nei 400 ostacoli quinta Ayomide Folorunso in 55.20 mentre si ripete l’olandese Femke Bol con il record dei campionati in 52.49. Sesti a pari merito nell’alto Manuel Lando e Stefano Sottile a 2,22. Nel triplo settimo Emmanuel Ihemeje con 16,92 (-0.1) e ottavo Andrea Dallavalle con 16,90 (-0.5), strepitoso match tra lo spagnolo Jordan Diaz che arriva a 18,18 (-0.3) e il portoghese Pedro Pichardo, secondo con 18,04 (-0.6).

MATTARELLA ALL’OLIMPICO – Alle 20.20 entra allo stadio Olimpico il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accolto dal presidente FIDAL Stefano Mei e dal numero uno del CONI Giovanni Malagò, da Sebastian Coe e Dobromir Karamarinov, presidenti World Athletics e European Athletics, dal Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, da Marco Mezzaroma e Diego Nepi Molineris, presidente e amministratore delegato di Sport e Salute. Poi l’inno d’Italia e la presentazione dei finalisti del salto in alto con Gianmarco Tamberi, portabandiera tricolore alle prossime Olimpiadi di Parigi, che dopo il boato della curva Sud corre sulla pista azzurra verso la tribuna d’onore per rivolgere il saluto al Capo dello Stato. Il Presidente Mattarella ha anche incontrato un gruppo di azzurri, mostrando tutto il suo sostegno: ha chiesto a Marcell Jacobs se ha recuperato dopo il successo, ha fatto i complimenti a Sara Fantini e a Lorenzo Simonelli per le loro vittorie, ha detto che sta facendo un grande percorso a Filippo Tortu che gli ha regalato le scarpe con le quali ha corso. Poi ha chiesto se è stato difficile conquistare l’oro alla regina della marcia Antonella Palmisano, che ha risposto ‘è stato facile!’.

Alto uomini (finale) – È uno show che comincia alle 19.50 con l’ingresso in campo degli atleti, una quarantina di minuti prima dell’inizio della sfida. Uno spettacolo che coinvolge il caloroso pubblico dell’Olimpico, a ritmo di musica: c’è la deejay a bordo pedana. Gianmarco Tamberi sfoggia la mezza barba e le scarpe color oro, acclamato dal tifo della curva Sud dove sventolano le bandiere tricolori per sognare un’altra notte magica di un’Europeo spaziale. Il campione olimpico, mondiale ed europeo è l’unico dei tredici finalisti che sceglie di non affrontare la misura di avvio a 2,17. Tutti in silenzio quando a 2,22 entra in azione Gimbo che valica la quota con ampio margine: lo stadio si infiamma, il capitano azzurro si inchina. Nessun problema anche per Stefano Sottile e Manuel Lando, entrambi a segno senza errori a 2,17 e 2,22. Eliminati l’olandese Amels, campione europeo indoor, e l’israeliano Kapitolnik mentre si ritira il tedesco Przybylko, oro continentale nel 2018. Si va a 2,26 e Tamberi dà l’impressione di poter superare l’asticella che però cade, toccata in fase discendente con la parte posteriore della coscia. Due ucraini saltano 2,26 alla prima prova, Oleh Doroshchuk e Vladyslav Lavskyy. Il secondo salto è quello buono per il marchigiano delle Fiamme Oro, provvisoriamente terzo in classifica, e il pubblico esulta. Anche il belga Thomas Carmoy fa 2,26 alla seconda ed è al quarto posto, out invece Sottile (Fiamme Azzurre) e Lando (Aeronautica), sesti a pari merito. Cinque atleti ancora in gara, perché il ceco Jan Stefela centra il terzo salto a 2,26. La gara prosegue a 2,29 con un primo errore, in questo caso netto, per Tamberi. L’ucraino Lavskyy invece ci riesce e balza al comando. L’azzurro sbaglia anche al secondo e rischia l’eliminazione.

Con le spalle al muro, come già accaduto tante volte nella sua inimitabile carriera, Tamberi trova il colpo di classe: 2,29 superato alla terza prova, con l’asticella che trema ma non cade, e al momento sarebbe argento. Gli altri sbagliano, la gara diventa un duello. Si decide tutto a 2,31 e Tamberi piazza subito il salto al primo tentativo per andare in testa: cuore gigantesco, talento infinito, una carica agonistica unica. È il match point, un nullo invece per Lavskyy che decide di passare a 2,33. Due errori di Tamberi, altrettanti di Lavskyy ed è oro per l’azzurro con il pubblico in delirio. Basta così? Certo che no, con un fenomeno come Gimbo che a questo punto chiede 2,34 e lo supera alla prima. L’Olimpico impazzisce, non senza brividi quando Tamberi si tocca il piede sinistro, ma è uno scherzo e tira fuori le molle da una scarpa. Non si accontenta, prova 2,37 e anche stavolta al primo salto: enorme Tamberi, è record dei campionati (battuto il 2,36 del russo Andrey Silnov nel 2006) e migliore prestazione mondiale dell’anno. Poi c’è il tripudio, Gimbo che bacia la moglie Chiara e prende in braccio il piccolo Federico, figlio dell’amico Matteo. Il fuoriclasse azzurro torna a saltare la stessa misura dell’oro olimpico di Tokyo, a due mesi dai Giochi di Parigi dove andrà in caccia della conferma, un centimetro in più dell’oro mondiale della scorsa stagione a Budapest con 2,36. Intanto c’è il terzo titolo europeo all’aperto nell’alto, dopo Amsterdam 2016 e Monaco di Baviera 2022. Tra gli atleti italiani soltanto Adolfo Consolini era riuscito a firmare la tripletta nella stessa specialità, il disco, con tre vittorie di fila nel 1946, 1950 e 1954.

“Oggi era un giorno speciale – racconta Tamberi – se non avessi vinto, probabilmente non avrei parlato per un mese. 

Nadia Battocletti (foto Grana/FIDAL)

Ero in forma stratosferica, ma al debutto stagionale e alla prima gara può succedere di tutto. Dopo aver rinunciato alla gara al meeting di Ostrava, c’erano dubbi però sapevo di aver lavorato benissimo. Ho investito tutto quello che potevo in questa stagione. Sì, volevo fare il record dei campionati. Da capitano, dopo le vittorie dei miei compagni, non potevo vincere con una ‘misuretta’. Siamo una squadra pazzesca. L’Italia dell’atletica è incredibile. Ora si entra in gara con la voglia di raggiungere il proprio obiettivo e non con la paura di fallire, con gli occhi pieni di sogno. Ringrazio il Presidente Mattarella, quando ho saputo della sua presenza mi sono venuti i brividi, per me è un grandissimo onore. Alle Olimpiadi di Parigi andremo con la voglia di spaccare tutto, lotteremo fino all’ultima goccia di sudore e non ci tireremo mai indietro”.

10.000 donne (finale) – Dopo i 5000 metri, anche i 10.000: è ancora ‘straordiNadia’ (e storica) Battocletti. Sostituite alla divisa rossa e alla chioma bionda di Karoline Grovdal il top verde fluo e i capelli rossi di Klara Lukan: l’inizio dà la sensazione di un déjà vu di quattro giorni fa. La slovena è locomotiva di tutta la prima parte di gara: 3:07.68 ai 1000, 6:11.06 ai 2000, 9:15.40 ai 3000, 12:21.47 ai 4000, 15:28.50 a metà del cammino, quando alle sue spalle ci sono solo Nadia Battocletti (Fiamme Azzurre), Federica Del Buono (Carabinieri), l’olandese Diane Van Es e le britanniche Eilish McColgan e Megan Keith. Nel sesto chilometro si ferma McColgan mentre a inseguire in solitaria è un’ottima Elisa Palmero (Esercito). Nel settimo chilometro la prima scossa: Battocletti prende il comando e il ritmo si ravviva, con Del Buono e Lukan che si staccano. Restano in tre davanti, con Keith a dare il cambio alla campionessa d’Europa dei 5000 metri, Van Es subito in scia e Del Buono sorniona alle spalle del tandem inseguitore. Al penultimo giro arriva la progressione decisiva di Nadia Battocletti: è gioco, partita, incontro Italia, a mandare in visibilio lo stadio Olimpico, con un ultimo chilometro da 2:53.54 e un altro record italiano con 30:51.32, quattordici secondi in meno del 31:05.57 siglato dalla compianta Maura Viceconte nel 2000. Mai nessuna donna italiana aveva vinto due titoli nello stesso Europeo: in campo maschile c’erano riusciti Pietro Mennea (100 e 200 a Praga 1978) e Totò Antibo (5000 e 10.000, proprio come Nadia, a Spalato 1990). Battocletti, celebrata (emozionatissima) anche dal capo dello Stato Sergio Mattarella, diventa la quarta donna nella rassegna continentale a vincere 5000 e 10.000 in una sola edizione dopo Sonia O’Sullivan (1998), Elvan Abeylegesse (2010) e Yasemin Can (2016).

“Mi sono divertita davvero tanto. Ho affrontato i 5000 in modo più aggressivo – la trentina confronta le due vittorie di Roma – e qui mi sono promessa di divertirmi. In questo stadio vivo tutto come una meraviglia. Penso di aver fatto un salto di qualità dopo i Mondiali di Budapest: si impara molto di più dalle sconfitte che dalle vittorie. Senza sudore, senza sacrifici, senza sforzi non si ottiene nulla: sono entrata in una dimensione diversa ispirandomi alle più forti mezzofondiste del mondo, che spaziano dai 1500 ai 10.000. Grazie allo staff medico della federazione: dopo i 5000 ho avuti tanti piccoli problemini, dalle vesciche a un orzaiolo. Il presidente Mattarella era particolarmente emozionato, è stata una situazione particolare, suggestiva”.

Per l’Italia è anche la prima medaglia in assoluto a un Europeo sulla distanza. È una serata magica per l’Italia: dietro l’olandese Diane Van Es (30:57.24) e la britannica Megan Keith (31:04.77) ecco Federica Del Buono, quarta con il personale in 31:25.41 e quarta anche nelle liste italiane all time (dietro Battocletti, Viceconte e Silvia Sommaggio), Elisa Palmero è sesta in gara con 31:38.45 e sesta italiana all time. Valentina Gemetto (Dk Runners Milano) chiude 21esima (33:23.43), Anna Arnaudo (Battaglio Cus Torino) si era nel frattempo fermata dopo quattro chilometri e mezzo.

400 ostacoli uomini (finale) – Alessandro Sibilio dietro solo a Karsten Warholm, ma davanti a un mito azzurro della specialità. È una finale perfetta quella del 25enne partenopeo, al via in corsia sette, subito alle spalle del norvegese primatista del mondo: ‘Ale’ non cade nella tentazione di forzare il ritmo in avvio seguendo Warholm e nella retta conclusiva, la consueta ‘zona Sibilio’, arriva addirittura a rimontare un paio di metri all’olimpionico. Arrivano tempi sontuosi: oro a Warholm in 46.98, record dei campionati, e argento a Sibilio in 47.50, quattro centesimi in meno del primato italiano di Fabrizio Mori ottenuto quasi 23 anni fa con l’argento iridato di Edmonton 2001 ma anche un’enormità in meno del personale da 47.93 nella semifinale dei Giochi di Tokyo. Bronzo per Carl Bengstrom con il record svedese di 47.94 mentre all’estone Rasmus Magi non basta 48.13 per salire sul podio. Sibilio diventa il quinto europeo di sempre dopo Warholm (45.94), Stéphane Diagana (47.37), Wilfred Happio (47.41) e Harald Schmid (47.48). Quinta è anche la posizione dell’allievo di Gianpaolo Ciappa, portacolori delle Fiamme Gialle, nelle graduatorie mondiali stagionali.

Per l’Italia è la quinta medaglia nella storia europea dei 400 ostacoli maschili, il primo argento dopo gli ori (lontani nel tempo con Armando Filiput, Salvatore ‘Tito’ Morale e Roberto Frinolli tra 1950, 1962 e 1966) e il bronzo proprio di Fabrizio Mori 26 anni fa a Budapest. Sibilio, argento europeo under 20 nel 2017 e già campione del mondo U20 con la 4×400 nel 2018, si butta alle spalle due stagioni difficili con uscite agonistiche di alto profilo alternate a problemi fisici di diversa entità: “È stata una gara incredibile, quasi non ci credo, sono due anni che aspetto questo momento: 20 minuti prima della gara ho letto tutti i messaggi belli che mi sono arrivati per ‘rivivere’ il viaggio, è il coronamento di un sogno. Un grazie particolare va a Fabrizio Mori, amico e idolo: senza vedere i suoi video non mi sarei appassionato. Grazie Fabrizio, per me è come una musa ispiratrice”.

Decathlon (1500) – Dario Dester oltre i sogni della vigilia: il cremonese riscrive il suo record italiano portandolo da 8218 a 8235 punti. Il palcoscenico è sempre lo stesso, gli Europei: a Monaco 2022 aveva chiuso sesto, piazzamento che replica all’Olimpico, ma salendo ancora, al termine di un travolgente crescendo prestativo e di emozioni durante la due giorni: una progressione culminata con due straordinarie prove nel giavellotto e nei 1500 metri conclusivi, a cancellare il -178 con cui il ‘superman’ lombardo aveva chiuso il day 1. Quasi cinque metri di miglioramento in pedana avevano aperto l’orizzonte su un possibile primato: a Dario serviva 4:25.70 e sulle ali dell’entusiasmo, di una ritrovata fiducia e di uno stadio “bollente” per le imprese di Tamberi e Battocletti, l’azzurro piomba sul traguardo in 4:23.36 finendo quinto al traguardo e molto forte, dopo un passaggio ai 1000 da 3:00.53.

Nella prima giornata aveva ammesso come tornare in gara nei 100 con il personale pareggiato a 10.76 l’avesse liberato sul piano emotivo: il suo ultimo decathlon portato a termine risaliva proprio a Monaco 2022, poi una serie di problemi fisici ne avevano frenato l’ascesa. L’ultimo intoppo risaliva alla vigilia del Multistars, a fine aprile, una lesione muscolare che gli aveva fatto temere di non potersi giocare le proprie carte qui a Roma. Invece, niente di tutto questo: 10.76 (100), 7,32 (lungo), 12,43 (peso), 2,02 (alto), 48.43 (400), 14.28 (110 ostacoli), 41.00 (disco), 4,90 (asta), 63,66 (giavellotto) e appunto 4:23.36 (1500) sono le cifre tecniche che ne certificano la rinascita, con tre personal best migliorati o pareggiati (100, giavellotto, 1500). 

“Sono troppo contento – la sua viva voce – per essere riuscito a rientrare dopo due anni difficilissimi migliorando ancora il mio record. Davvero contento di me stesso e di come ho reagito alla controprestazione nel getto del peso. Ho un team incredibile, da pelle d’oca”.

Il 1500 finale conferma in vetta l’estone Johannes Erm e con 4:24.95 arriva anche la miglior prestazione mondiale dell’anno a 8764 punti. Alle sue spalle è ‘ribaltone’: Kevin Mayer si può accontentare del minimo olimpico e con 4:55.99 scivola dal secondo al quinto posto (8476), si scatena Sander Skotheim (Norvegia) che con 4:22.41 sale all’argento con 8635 punti, bronzo e personale a quota 8606 per il francese Makinson Gletty che precede Niklas Kaul (8547), autore di un gran 1500 (4:17.77, secondo crono dopo il 4:16.77 di Jeff Tesselaar). Lorenzo Naidon chiude con 4:46.48 sul miglio metrico e con il 20esimo posto a 7519 punti.

400 ostacoli donne (finale) – Femke Bol domina, Ayomide Folorunso ci prova. L’olandese come da pronostico fa gara a sé: la cifra tecnica che le consegna il quarto titolo europeo in carriera (il secondo nella specialità dei “quattro acca”) è 52.49, quasi sei decimi meno del limite europeo stagionale e 18 centesimi sotto il record dei campionati, entrambi (manco a dirlo) già appartenenti a lei. Folorunso combatte, alla luce di una corsia due non favorevole e di una condizione buona ma non eccezionale: la prima parte è controllata, nella seconda curva “Ayo” guadagna posizioni e il 55.20 finale vale un buon quinto posto, lontano dalle medaglie di Louise Maraval (Francia), argento a 54.23 (PB), e Cathelijn Peeters (Olanda), bronzo a 54.37. “Nell’atletica due più due non fa sempre quattro – commenta l’emiliana delle Fiamme Oro – oggi avrei voluto fare una gara come ai Mondiali di Budapest, decontratta, facile e finendo forte, ma dopo l’ultima barriera mi è mancato qualcosa. È solo il quarto 400 ostacoli della stagione: il 2024 non finisce qui, peccato non avere regalato una medaglia a questo pubblico”.

Triplo uomini (finale) – Gara di livello “lunare” grazie a due cubani battenti bandiere di Paesi della penisola iberica, sicuri avversari di Andy Diaz in ottica Giochi di Parigi. Lo spagnolo Jordan Diaz e l’olimpionico portoghese Pedro Pichardo atterrano entrambi oltre il ‘muro’ dei 18 metri: apre Pichardo con il record nazionale lusitano a 18,04 (-0.6) e chiude Diaz, prima con 17,96 (-0.3) e poi con un fragoroso 18,18 (-0.3) al quinto turno, a vanificare la risposta finale di Pichardo (17,92/-0.5 al sesto salto). La misura di Diaz è la terza al mondo di sempre, alle spalle solo di Jonathan Edwards 18,29) e di Christian Taylor (18,21). Se occorreva una prova di quanto sia prestativa la pedana, eccola! Thomas Gogois (Francia) con il personale a 17,38 (-0.4) è bronzo, due azzurri approdano nei migliori otto: Emmanuel Ihemeje (Aeronautica) è regolarissimo con i migliori tre salti racchiusi in cinque centimetri, un picco da 16,92 (-0.1) per la settima piazza e il rammarico per un secondo salto giudicato nullo e piuttosto lungo; Andrea Dallavalle (Fiamme Gialle), argento uscente da poco rientrato alle gare, fa due volte 16,90 (+0.2 e -0.5) per l’ottavo posto. Tobia Bocchi (Carabinieri) invece è undicesimo: 16,18 (-0.3).

200 donne (finale) – Come per gli uomini, anche per le donne il livello del mezzo giro di pista resta lontano dagli squilli cronometrici dei 400 metri. È duello tra Mujinga Kambundji (Svizzera) in corsia sei e Daryll Neita (Gran Bretagna) in corsia otto, con l’elvetica campionessa in carica a fare il bis con un solo centesimo di margine, 22.49 a 22.50 (+0.7), season best per entrambe. Il primato personale arriva invece per una sorprendente Hélène Parisot (Francia) che scende a 22.63.

Giavellotto donne (finale) – Victoria Hudson coglie l’occasione. L’austriaca di padre britannico va in fuga al primo lancio con 64,62, misura che la farà approdare alla medaglia d’oro resistendo per una spanna al 64,42 della serba Adriana Vilagos, argento come due anni fa e al personale. Si migliora anche la norvegese Marie-Therese Obst, bronzo con 63,50. In cinque superano complessivamente 61 metri: quarta Christin Hussong (Germania, 61,92) e quinta Nikola Ogrodnikova (Repubblica Ceca, 61,78), già oro e argento a Berlino 2018.

Decathlon (giavellotto) – Giù il cappello di fronte a Dario Dester: il cremonese dei Carabinieri firma un’impresa nel giavellotto e guadagna una raffica di posizioni (sei) in una specialità che non è mai stata propriamente sua, aprendo orizzonti impossibili da pronosticare a inizio giornata. L’azzurro, detentore di un personale ottenuto con 58,83 in ‘casa’ l’anno scorso a Cremona, demolisce il proprio limite crescendo prima a 63,17 e poi a 63,66. C’è la rinuncia di Rooth mentre “ruggiscono” il campione in carica Niklas Kaul, autore di 75,45, e il primatista del mondo Kevin Mayer, che scaglia l’attrezzo a 69,54: per Kaul la rimonta è forse tardiva, ma Mayer con questa spallata si porta al secondo posto dietro all’estone Johannes Erm che stampa il personale nell’occasione più importante crescendo da 60,56 a 62,71. L’atleta baltico comanda con 7986 punti, Mayer è secondo a 7893 (-93 lunghezze), l’altro transalpino Makinson Gletty (per lui nel giavellotto lo stagionale a 57,47) occupa la terza piazza a 7846, sei punti in più di Sander Skotheim (61,27 nella nona prova); Kaul è quinto a 7720, Dester provvisoriamente settimo a 7446, solo un gradino al di sotto del formidabile risultato di Monaco 2022 quando riuscì a stabilire il record italiano con 8218 punti. Attenzione ai 1500 metri (ore 22.30): Dario ha un personale da 4:28.64, con 4:25.70 andrebbe un punto più in là del proprio record. Lorenzo Naidon intanto lancia a 50,17: dopo nove gare è 18esimo a 6879.

COMUNICATO UFFICIALE FIDAL

FOTO FAMA FIDAL

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