
IL RITROVAMENTO ED IL RECUPERO DELLE DUE STATUE
I Bronzi di Riace sono stati ritrovati il 16 agosto 1972 in provincia di Reggio Calabria, in località Porto Forticchio di Riace Marina, a 8 metri di profondità e 200 metri dalla riva.
Le due statue erano adagiate l’una accanto all’altra in una conca circoscritta da tre massi, il più grande dei quali a forma di esedra. Alte circa 2 metri, esse erano ripiene di argilla e pesavano poco meno di 400 kg ciascuna. Dalla pianta dei loro piedi fuoriuscivano dei tenoni di piombo a forma di zoccolo, uno dal piede sinistro nella “Statua A” e due per ciascun piede nella “Statua “B”.
Le due statue non hanno mai avuto un nome e sono state catalogate Reperto n°12801 la “Statua A”, detta anche “il Giovane” e Reperto n°12802 la “Statua B”, indicata anche “il Vecchio”.
Esse sono state recuperate dai Carabinieri del Nucleo Sommozzatori di Messina, la “Statua B” il 21 agosto 1972, l’altra il giorno dopo. Il confronto tra il verbale di rinvenimento ed il verbale del recupero induce a sospettare dell’esistenza di una terza statua, munita di scudo, che potrebbe essere stata trafugata da ignoti nei giorni seguenti l’avvistamento. Dal 3 agosto 1981 sono custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
IL RESTAURO
Catalogati tra i reperti più importanti dell’archeologia del V sec. a.C., sono stati sottoposti a tre interventi conservativi durante i quali gli Studiosi del Ministero per i Beni Culturali hanno rilevato dati scientifici in merito alla datazione, alla provenienza, alla composizione dei metalli e dei materiali utilizzati, alle tecniche di realizzazione, allo stile artistico ed ipotizzando una cerchia di possibili autori, tra questi Ageladas, Fidia, Mirone e Policleto.
Dopo aver eliminato le incrostazioni esterne, gli specialisti del Ministero hanno estratto i tenoni di piombo da sotto la pianta dei piedi ed hanno asportato la terra argillosa che era servita per comporre la struttura interna delle due statue.
L’argilla era disposta su più strati, era stata modellata e posizionata con tecniche differenti da una pluralità di soggetti, conteneva bastoncini di legno, peli di animali, sbarre di ferro e chiodi di ferro a testa quadrata. Gli Studiosi, durante le riprese interne, effettuate con le microtelecamere, hanno rilevato anche le impronte digitali che erano rimaste impresse nell’argilla. Gli occhi dei due Bronzi di Riace sono stati realizzati in calcite ed incastonati in maniera diversa: quelli della “Statua A” incastrati e bloccati con il supporto di graffette, quelli della “Statua B” tagliati a forma di piramide ed incastrati senza graffette, ecco forse il motivo per cui un occhio è andato perduto. Ciascuna statua, dopo il restauro, pesa circa 160 kg e l’altezza risulta essere 1,98 per la “Statua A” e 1,97 per la “Statua B”.
IL PERIODO ED IL LUOGO DI REALIZZAZIONE, LA PROVENIENZA
L’Istituto Centrale per il Restauro ha effettuato analisi chimiche, tecniche ed archeologiche ed ha rilevato dati scientifici incontrovertibili che risultano essere il punto di partenza per qualsiasi ipotesi.
L’esame con il “Carbonio 14” ha accertato che la “Statua A” è stata realizzata nel 460 a.C. e la “Statua B”, trent’anni dopo, nel 430 a.C., nel periodo storico coincidente con l’ “Età di Pericle”.
L’argilla estratta dall’interno delle statue proviene da due microambienti differenti situati in un unico bacino geologico, in territorio greco, circoscritto tra Atene, Corinto ed Argo.
La terra della “Statua B” è argillosa fine, con pochi quarzi e proviene dall’Attica, mentre quella della “Statua A” ha un numero di maggiori inclusi e proviene dall’Argolide.
Il piombo utilizzato per realizzare i tenoni di ancoraggio al basamento è stato estratto, per entrambe le statue, a sud di Atene nelle miniere di Laurion.
LE INTUIZIONI E LE DEDUZIONI
La provenienza del piombo dei tenoni permette di intuire che le due statue erano esposte in Grecia prima di essere “strappate” dai basamenti e caricate su una nave che naufragò nel mar ionio.
Da considerare che il luogo di ritrovamento, Riace, si trova non distante dal vecchio porto di Locri sullo stesso parallelo 38° 14 dell’isola di Cefalonia, situata all’uscita del golfo di Corinto ed è anche il tragitto più breve tra la Grecia e la Calabria, 206 miglia nautiche (376 km).
I trent’anni di differenza che intercorrono dalla realizzazione tra una statua e l’altra, le numerose differenze, quali, la provenienza dell’argilla, lo spessore della lamina di bronzo, la percentuale dei metalli utilizzati per realizzare il bronzo, gli stili artistici (severo per “A” e classico per “B”) e gli artisti che hanno realizzato le statue, permettono di affermare che esse non possono rappresentare la stessa scena artistica.
Lo confermano anche la postura, la gestualità e la mimica facciale delle due statue che non esprimono alcuna comunicazione corporea tra esse. Infatti, si possono osservare due soggetti che rappresentano soltanto se stessi in un momento temporale diverso.
Le perfette proporzioni dei muscoli scheletrici, le tipicità dei crani, e, soprattutto, le alterazioni scheletriche che si osservano nei corpi delle due statue e che, all’epoca, erano sconosciute, permettono, invece, di dedurre che esse rappresentano due personaggi storici realmente vissuti di cui si è voluta raffigurare la loro esatta fisionomia per essere riconosciuti ed onorati.
Se gli artisti avessero voluto rappresentare personaggi mitologici avrebbero realizzato corpi perfetti o, comunque, senza alterazioni scheletriche.
La corretta collocazione e la perfetta rappresentazione delle vene delle mani (basilica e cefalica) e di quelle dei piedi (digitali dorsali e piccola safena) dimostrano la vitalità degli uomini.
Anche la loro mimica facciale, “sarcastica” nella “Statua A” ed “imperturbabile” nella “Statua B”, esprime umanità e non l’onnipotenza degli dei.
Gli studi svolti sui Bronzi di Riace, avvalorati dai risultati scientifici e dalle fonti letterarie smentiscono categoricamente le ipotesi che le due statue possano rappresentare i personaggi mitologici “Tideo ed Anfiarao”, i fratricidi “Eteocle e Polinice”, i gemelli “Castore e Polluce” o i nemici “Eumolpo ed Eretteo”.
IDENTITÀ
Secondo l’ipotesi del prof. Riccardo Partinico, i Bronzi di Riace potrebbero rappresentare gli eroi ateniesi Pericle e Temistocle, politici di spicco e militari famosi per aver guidato gli eserciti alla vittoria nelle più importanti guerre nel V secolo a. C..
L’ipotesi è fondata sulla comparazione tra gli esiti delle analisi chimiche e scientifiche effettuate dal Ministero sulle due statue, le fonti storiche, la topografia antica, altri reperti archeologici e gli studi anatomici, le intuizioni e le deduzioni del docente di scienze motorie e sportive, anche, maestro di sport di combattimento.
La postura è di tipo militare, la lancia, lo scudo e l’elmo (andati perduti) e di cui erano sicuramente munite le due statue, consentono di ipotizzare, quasi all’unanimità, che esse rappresentino “Guerrieri”.
Werner Fuchs, famoso Archeologo tedesco, fu il primo nell’anno 1979 ad individuare nei due personagggi “eroi delle battaglie greche”. Nell’anno 1984, l’archeologo svizzero Hans Peter Isler e l’archeologo siciliano Paolo Enrico Arias, indicarono “due eroi ateniesi”. Nel 2022 Alberto Angela nella sua pubblicazione “L’avventura di due eroi venuti dal mare”, ha escluso che essi possano essere i personaggi mitologici raccontati da Eschilo “I Sette contro Tebe” e che, invece, possano essere eroi ateniesi, quali Milziade o altri.
Vecchie ipotesi del 1995 e del 1998, ricomparse nel 2022, che riconoscono nelle due statue personaggi mitologici, sono state ritenute inattendibili e smentite dai dati scientifici, tanto è vero che la pagina ufficiale del Museo Archeologico di Reggio Calabria, dove era riportato “nome scientifico dei Bronzi di Riace: Eteocle e Polinice” è stata oscurata dallo stesso Ministero nell’ottobre del 2022 su richiesta del Prof. Partinico.
STUDIO ANATOMICO DELLA “STATUA A”
Il cranio della “Statua A” è ruotato a destra di circa 40 gradi e le proporzioni delle ossa del neurocranio permettono di classificarlo di “tipo mesocefalo”. Il sistema scheletrico è normolineo e sono evidenti due dismorfismi: il progenismo mandibolare e l’iperlordosi lombare. Il primo dismorfismo, caratterizzato da una malocclusione dentale di terza classe che ha determinato un lieve avanzamento della mandibola, mette in risalto i denti dell’arcata superiore. Il secondo dismorfismo, determinato probabilmente dalla compensazione del progenismo mandibolare, si manifesta con la riduzione della curvatura delle vertebre lombari, il bacino arretrato, i glutei sollevati e gli addominali avanzati. Le articolazioni delle ossa dei piedi sono bene allineate e non appaiono alterazioni scheletriche. Il secondo dito del piede, più lungo degli altri, permette di classificarli di “tipo greco”,
STUDIO ANATOMICO DELLA “STATUA B”
Il cranio della “Statua B” è leggermente flesso e le proporzioni del neurocranio permettono di classificarlo di tipo dolicocefalo. Il sistema scheletrico è normolineo e sono evidenti quattro dismorfismi: la rettilineizzazione delle vertebre cervicali,
la scoliosi dorso/lombare, l’appiattimento della volta plantare ed il varismo del 5° dito dei piedi.
Il primo dismorfismo è stato causato, probabilmente, dalla forma del cranio, allungata esageratamente in senso antero/posteriore, che ha indotto le vertebre cervicali a perdere la normale curva di lordosi, ad allinearsi lungo l’asse longitudinale per far ritrovare al cranio una posizione baricentrica e compensare lo squilibrio. La scoliosi dorso/lombare, prodotta dalla rotazione di alcune vertebre attorno al proprio asse, è stata causata, probabilmente, da posture asimmetriche mantenute costantemente dal personaggio rappresentato ed, anche, per la compensazione dovuta agli altri dismorfismi evidenti in quello scheletro. Gli altri dismorfismi, l’appiattimento della volta plantare ed il varismo del 5° dito dei piedi, potrebbero essere di natura ereditaria, così come la struttura scheletrica del secondo dito che risulta appena più lungo dell’alluce ed è tipico del cosiddetto “piede greco”.
I MUSCOLI
I muscoli scheletrici visibili che si possono analizzare presentano differenze ipertrofiche e somatometriche che caratterizzano l’età biologica ed il tipo di attività fisica svolta dai due personaggi rappresentati dalle statue.
“La Statua A” raffigura un uomo giovane e vigoroso e l’ipertrofia muscolare dei muscoli visibili è il risultato di allenamenti costanti finalizzati allo sviluppo della “forza/potenza”.
Tale capacità fisica è caratteristica di atleti che praticano le discipline di combattimento, in particolare il Pancrazio, che nel V sec. a.C era disciplina olimpica ed allenamento base per tutti i soldati greci.
Nella cartilagine dell’orecchio sinistro della “Statua A”, appena visibile tra i lunghi capelli, precisamente nella parte anatomica chiamata “elice”, si può osservare un otoematoma caratteristico di chi ha praticato Pancrazio o Pugilato.
“La Statua B”, invece, rappresenta un uomo non più giovane ed evidenzia un’ipertrofia caratteristica della capacità fisica “forza/resistenza” tipica della Lotta, anche questa disciplina olimpica ed utilizzata dai militari di alto rango quale addestramento al “corpo a corpo”.
Le orecchie della statua appaiono asimmetriche e si notano otoematimi da strappo, il trago e la fossa scafoide risultano consumati, mentre l’elice e l’antielice presentano gonfiori.
L’addestramento costante con le armi (scudo, elmo e lancia) ha determinato nei personaggi raffigurati dalle statue alcuni dismorfismi, escludendo il progenismo mandibolare ed il varismo del V dito dei piedi che, generalmente, sono di origine ereditaria.
Questi dismorfismi possono essere paragonati alle scoliosi presenti nei moderni giavellottisti, schermidori o tennisti ed anche alle cifosi dei pugili o all’iperlordosi delle ginnaste o delle ballerine.
La particolare cura del corpo è visibile nella depilazione del pube e nella cura delle unghie delle mani e dei piedi che risultano tagliate con uno strumento di forma lineare, probabilmente un coltellino affilato.
PERICLE
La “Statua B” dei Bronzi di Riace rappresenta un guerriero greco armato di lancia, scudo ed elmo (andati perduti), che indossa, sulla sua particolare testa, allungata esageratamente in senso antero posteriore, una kynè (cuffia di cuoio). Per cinquant’anni si è creduto, erroneamente, che quella parte allungata a dismisura fosse una porzione di bronzo creata volutamente dall’Artista per far calzare l’elmo. Lo studio anatomico ha invece rilevato che si tratta della rappresentazione di un vero e proprio cranio, di tipo dolicocefalo, infatti, l’alterazione inizia con l’appiattimento dell’osso frontale a partire dal primo terzo, sopra le orbite, e si congiunge alle due ossa parietali, anch’esse appiattite ed allungate in senso antero/posteriore. Se, come avevano creduto gli studiosi, la forma allungata della testa fosse stata una porzione aggiuntiva, l’osso frontale avrebbe avuto una forma regolare, così come quello della “Statua A”. Dal punto di vista statuario, allungare una testa per far calzare un elmo è irragionevole considerato che la parte che sostiene e mantiene incastrato un elmo è il bordo che poggia sopra l’osso frontale, ai lati sopra le orecchie ed alla base dell’osso occipitale, Inoltre, sarebbe l’unico caso nella storia dell’Arte e dell’Archeologia.
Dopo tali considerazioni si può affermare in termini scientifici che il personaggio rappresentato dalla “Statua B” presenta un cranio di tipo dolicocefalo, esageratamente allungato in senso antero/posteriore.
Nelle fonti letterarie del V secolo a.C., l’unico personaggio di cui si fa riferimento per avere una forma particolare della testa, èPericle. Plutarco, nella sua opera “Vite Parallele”, riporta gli scritti di Erodoto e del Commediografo Cratìno che soprannominavano Pericle “Schinocefalo” per avere la testa allungata indietro come una cipolla marina. Èupoli scrive che nella testa di Pericle entravano 11 letti.
Partendo da questa particolare ed unica forma del cranio rappresentata dalla “Statua B” e confrontandola con i dati chimici e scientifici rilevati con il “carbonio 14” e con i dati geografici e storici, l’ipotesi formulata dal Prof. Partinico assume molta consistenza per un insieme di indizi precisi e concordanti:
Pericle governò Atene dal 460 al 429 a.C. proprio nel periodo e nel territorio di realizzazione della statua; lo scultore Fidia, amico personale di Pericle,fu incaricato di coordinare la ristrutturazione del Partenone e degli edifici distrutti durante le guerre persiane e di realizzare, le costose statue crisoelefantine ed in bronzo di divinità ed eroi ateniesi che avevano difeso ed onorato la città. Collaborarono al progetto di sviluppo artistico della città di Atene gli scultori Cresila, Mirone, Policleto ed altri. Cresila realizzò una statua ritratto di Pericle di cui oggi esistono diverse copie del busto il cui volto è molto simile per tratti somatici al volto della “Statua B”, una di queste copie è custodita presso i Musei Vaticani. Fonti letterarie tramandano il fatto che Fidia rappresentò Pericle sullo scudo della dea Athena mentre combatteva contro un’Amazzone, armato di scudo, lancia ed elmo e, per questo sacrilegio, fu arrestato e morì in carcere. Nel 450 a.C., circa, Policleto codificò il suo ‘’Canone’’: “L’uomo idealmente perfetto che diventa realtà”. Plutarco in “Vite parallele” scrive dell’esistenza di statue di Pericle che dovevano essere realizzate con l’elmo sul capo per nascondere la deformità della testa e racconta di Tucidide, che, interpellato da Archidamo II, Re di Sparta, su chi fosse più bravo nella Lotta tra lui e Pericle, rispose: “Vinco io, ma Pericle, che non accetta mai di perdere, fa credere il contrario anche a quelli che hanno visto”.
TEMISTOCLE
La “Statua A” dei Bronzi di Riace è stata realizzata nel 460 a.C., trent’anni anni prima della “Statua B”, rappresenta anch’essa un guerriero armato di lancia, scudo ed elmo (andati perduti).
Temistocle, promotore del potenziamento militare navale di Atene fin dal 493 a.C., è stato l’eroe delle battaglie di Maratona, Capo Artemisio e Salamina, il condottiero che più di tutti ha contribuito alla vittoria della Grecia contro la Persia del Re Serse.
Temistocle ostracizzato morì in esilio nel 459 a.C. e Pericle riabilitò la sua memoria riconoscendolo come un eroe della causa ateniese. Numerose erano le statue realizzate per onorare Temistocle esposte nei templi e citate dalle fonti: nell’agorà di Magnesia, nel Pritaneo, nel teatro di Dionisio ed in altri luoghi. Un busto che raffigura Temistocle è custodito presso i Musei Vaticani ed il volto è molto simile per tratti somatici alla “Statua A”.
Riccardo Partinico