
Merito tra Scuola e Sport: la riflessione del nostro Consigliere Franco Del Campo
Lo Sport è il regno del “merito”. Solo nello Sport esiste una quantificazione esatta del “merito”, hic et nunc, nel momento della prestazione atletica. Nello Sport, il merito è davvero il motore del successo, ma non può essere disgiunto dal talento, dalla fatica, dall’impegno, che anche i più bravi devono praticare. Nello Sport –paradossalmente- la misura del merito è fin troppo facile: basta contare e misurare tempi, goal, punteggi e canestri, e il gioco è fatto. Il più bravo vince e gli altri perdono. Ma solo hic et nunc, nel momento della gara o della partita, perché la prossima volta, si ricomincia e chi ha perso può vincere.Il “merito” esiste o dovrebbe esistere in tutte le manifestazioni umane perché è il motore dello sviluppo e del progresso.Il “merito” viaggia nella testa, nel cuore, nelle braccia e nelle gambe delle donne e degli uomini, ma come si misura nella Scuola? Il merito è entrato -in modo un po’ “prepotente”- nel Ministero dell’istruzione che forse è il più importante di tutti, perché l’istruzione -che deve essere soprattutto “pubblica”, cioè aperta a tutti- insieme all’educazione e la formazione, di corpi, anime ed intelletti, è l’innesco di ogni miglioramento della società. E’ un’operazione giusta, sbagliata o solo confusa? Cerchiamo, di ragionare, capire, distinguere, senza pregiudizi. E’ giusta perché il “merito” vive già –da sempre- nella nostra Scuola ed è citato nella nostra Costituzione, quando scrive “La scuola è aperta a tutti (…) I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i più alti gradi degli studi”. (art. 34). Ma, una trentina di articoli prima, in un articolo ancora più “fondamentale”, la Costituzione precisa che “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della personale umana (…).”(art. 3) . La vera sfida, allora, è “rimuovere gli ostacoli” che rendono la scuola, come la vita, un percorso diseguale ed ingiusto, se si parte da posizioni diverse (come diceva don Milani).Ma, di nuovo, come si misura? A scuola ci sono interrogazioni, esame scritti ed orali, qualche test con le crocette. Forse, però, non basta. E poi, troppi giovani bravi e “meritevoli”, che hanno studiato nelle nostre scuole ed università, se ne scappano dall’Italia -è la “fuga dei cervelli”- perché non trovano lavori adeguati alla loro preparazione e/o talento? Occupiamoci di loro, piuttosto, se davvero vogliamo inseguire il “merito”.La scuola italiana, infatti, ha il problema opposto, non tra i meritevoli, ma tra chi resta indietro o se ne va, silenziosamente, chissà dove (si chiama “dispersione scolastica”).Il vero merito -se proprio si vuole- è di studenti ed atleti che conciliano Scuola e Sport, due mondi che sono formidabili strumenti di crescita e di formazione civile e culturale, ma fanno fatica a convivere, quasi fossero antagonisti invece che partecipi dello stesso obiettivo. Studiare, impegnarsi, andare bene a scuola, conciliare in modo rigoroso i tempi per poi andare ad allenarsi. Questo è il vero merito che ancora si fa fatica a riconoscere in Italia.A Scuola, però, è più complicato perché la cultura e la conoscenza sono tanto importanti quanto fluidi. E poi come si misura “l’educazione civica”, che non è una piccola materia attaccata qua e là, ma il senso profondo e davvero identitario di tutta la Scuola e anche dello Sport? “L’importante è partecipare, non vincere” diceva il barone Pierre de Coubertin, fondatore dei Giochi Olimpici moderni, e se è vero per lo Sport lo è ancora di più per la Scuola. I veri “meritevoli”, allora, sono tutti gli studenti ed atleti che conciliano ogni giorno le aule scolastiche con palestre, piscine, campi di atletica, correndo su e giù tra due mondi, che fanno ancora fatica ad riconoscersi.
Franco Del Campo