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Forza e fragilità di Paola Egonu: l’approfodimento di Franco Del Campo

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Forza e fragilità di Paola Egonu: l’approfodimento di Franco Del Campo

La fragilità dei forti. Chiunque abbia fatto sport, specie se ad alto livello, sa quanto siano delicati, addirittura fragili, gli equilibri interni di chi è chiamato a prestazioni sempre più impegnative. Eppure continua a meravigliare se un atleta, forte e potente, qualche volta si ripiega su se stesso e scoppia in lacrime, donna o uomo che sia. Questa volta è successo a Paola Egonu nata a Cittaddella, in Veneto, da genitori nigeriani.Paola è una splendida atleta, punto di forza della nazionale azzurra di pallavolo, medaglia di bronzo, assieme alle sue compagne di squadra, ai campionati del mondo di pallavolo appena conclusi in Olanda. Forse ha fallito, lei che schiaccia ad oltre 100 kilometri all’ora, con una straordinaria elevazione e potenza di braccio, il punto che avrebbe aperto la finale mondiale e forse il titolo, che sembrava a portata di mano. Ma questo è lo sport, altrimenti saremmo dei robot. Dietro e attorno a quel punto, però (chi non ha perso una gara per un punto, per un decimo o un centesimo di secondo?) c’è dell’altro. C’è la stupidità, l’ignoranza e i razzismo, che quasi sempre sono grumo unitario, di chi le ha chiesto, per l’ennesima volta,  “perché sei italiana?”. E così lei ha ceduto, si è ripiegata su se stessa e per un lungo istante ha pensato di togliersi per sempre quella maglia azzurra che ormai è parte della sua identità. Bellezza, forza e fragilità sono diventate lacrime di rabbia e di stanchezza, ma la notte è passata. Sono arrivati i messaggi di solidarietà, a partire da Mario Draghi, ancora per pochi giorni presidente del Consiglio dei Ministri, e dalle recenti massime autorità istituzionali di Camera e Senato, che però, da sempre, si oppongono alla cittadinanza dei bambini italiani, nati da genitori stranieri, che hanno fatto la scuola e lo sport in Italia. Nel loro caso c’è un pizzico di ipocrisia istituzionale in favore di telecamere, anche perché un’atleta come lei fa sempre comodo in nazionale?Adesso Paola volerà in Turchia con un ricco contratto e il prossimo anno sarà convocate di nuovo in azzurro, ma la sua fragilità e le sue lacrime appartengono a tutti noi, anche se ormai -alla fine- è tanto brava da diventare, grazie allo sport, una privilegiata. Ma quanti sono i bambini italiani, che hanno colori o cognomi “sbagliati” e non possono diventare Azzurri perché qualcuno non vuole riconoscere a loro la cittadinanza che hanno già ben radicata dentro di sé? Allora abbracciamo e consoliamo la veneta Paola Enogu, ma non dimentichiamo tutti gli altri che vorrebbero provare a diventare bravi e brave come lei e un giorno, chissà, indossare la maglia azzurra.

  Franco Del Campo

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