
La “Resurrezione” sportiva di Martina Trevisan
Resurrezione. Risorgere è possibile, anche dalle tenebre di un dolore che vuole annullare il proprio corpo. E’ successo a Martina Trevisan, la tennista azzurra, arrivata in semifinale al prestigioso Roland Garros (si pronuncia con la “s” finale) e sconfitta da una forte atleta americana di dieci anni più giovane e destinata a diventare la numero 1 del mondo. Martina Trevisan, 28 anni, prima di risorgere sui campi da tennis, ha dovuto sconfiggere i propri fantasmi e l’anoressia, la malattia alimentare che vuole annullare il proprio corpo per tentare di sparire agli sguardi degli altri. Tra il 2010 e il 2014 era arrivata a pesare solo 46 chili e detestava, racconta, le sue “gambone da atleta”, ma soprattutto la pressione psicologica che pesa su una promessa del tennis, come in qualsiasi sport. E allora, ecco, la perfida anoressia, così subdola e difficile da sconfiggere. Martina, però, ce l’ha fatta. Lentamente, con fatica e con l’aiuto di chi le vuole bene, dalla famiglia al suo tecnico Matteo Catarsi (nomen homen). Il tennis, e più in generale lo sport, può essere uno strumento di resurrezione, per ritrovare se stessi e ritornare, lentamente e con fatica, più forti di prima. Non è facile, ma è possibile. E Martina lo ha fatto con un “farmaco” in più: il sorriso.