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Attrazione Azzurra e “ius scholae”: l’approfondimento di Franco Del Campo

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Attrazione Azzurra e “ius scholae”: l’approfondimento di Franco Del Campo

Pochi si rendono conto della forza di attrazione che ha la Maglia Azzurra per i giovani. Non sto parlando delle magliette della nazionale italiana di calcio che si comprano per pochi soldi nei supermercati, ma della “vera” Maglia Azzurra, quella che si conquista per merito, risultati e tanta fatica. Sto parlando della Maglia Azzurra che milioni di giovani –tutti quelli che fanno sport- sognano di indossare, prima o poi. E’ un sogno estremamente difficile, ma si può realizzare quando corri, salti, nuoti, giochi in tante discipline ed ottieni dei risultati che “certificano” il tuo merito, frutto di tanto allenamento, fatica, impegno. Tuo e dei tuoi tecnici e dirigenti, che rappresentano la “struttura” delle società sportive in Italia. Eppure, qualche volta, tutto questo non vale. Succede che puoi fare un salto triplo come nessuno dei tuoi coetanei in Italia per conquistare il tuo sogno azzurro, e invece no. Succede che Mifri Veso, 16 anni, nata a Pordenone, dopo aver battuto tutti con un salto triplo da 12,66 ai Campionati italiani indoor, si aspettasse –giustamente ed in base ai risultati ottenuti- la convocazione in nazionale per i prossimi Eyof (European Youth Olympic Festival) nel luglio 2022 in Slovacchia. E invece no.La giovane pordenonese ha un “difetto”. E’ nata e cresciuta in Italia, studia all’Istituto per geometri e ottiene risultati importanti nell’atletica, ma non è cittadina italiana, perché i suoi genitori sono congolesi. E così ha scoperto che quella convocazione in azzurro le è vietata dalla legge. Lei pensa, studia, corre, sorride, salta e vive in italiano, come tutti i suoi amici e coetanei, ma non ha la cittadinanza italiana. Molti sostengono che il suo problema non sia “il problema”, soprattutto in questo momento così travagliato. Basta che abbia un po’ di pazienza perché quando diventerà maggiorenne, tra un paio d’anni, diventerà anche –finalmente- cittadina italiana, ma intanto avrà perso due anni azzurri e a luglio non potrà disputare gare internazionali con il tricolore stampato sul petto. Forse, però, c’è una flebile speranza. La speranza è flebile perché il Parlamento dovrebbe fare il suo mestiere, senza ideologie un po’ crudeli, ed approvare, dopo infinite discussioni, se non proprio lo “ius soli”, che -come negli Usa- garantisce la cittadinanza per diritto di nascita, almeno lo “ius scholae”, variante dello “ius culturae”, per il quale si diventa cittadini italiani se si ha completato almeno un ciclo scolastico. Senza dimenticare che lo sport è anche, se non soprattutto, un principio etico, fatto di comportamenti, abitudini, regole e rispetto reciproco, come vuole la Costituzione italiana. E questo i giovani sportivi lo sanno molto bene.           

Franco Del Campo

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