
Sport e Guerra: decisioni che hanno fatto la storia
CCCP. Chi ha qualche anno di più ricorda questa scritta, un po’ misteriosa, sulle tute e le maglie degli atleti, che spesso vincevano e sul podio ascoltavano sull’attenti un inno forte e solenne. Ma sapevamo che quelle lettere erano in cirillico e andavano tradotte in URSS, Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, la federazioni di stati voluta da Lenin nel 1922, dopo la vittoria della Rivoluzione russa del 1917. La Russia, quindi, era il cuore, il cervello, i muscoli di una federazione dominata in modo ferreo da Mosca. Un mondo crollato nel 1991 e la Russia ha dovuto ricostruire faticosamente e dolorosamente la sua antica identità imperiale, anche nello sport. Anche i successi sportivi sono sempre stati misurati come un elemento di “potenza”, non di rado senza scrupoli, con un diffuso “doping di stato”, come era stato nella DDR, la Repubblica democratica tedesca, e per certi aspetti anche dalla Cina. Con una scelta un po’ ipocrita, la Russia è stata esclusa dalla competizione olimpica, ma i suoi atleti hanno potuto partecipare a Pechino 2020/1 con la sigla Roc (il Comitato olimpico russo) senza bandiera e senza inno russo.
E adesso, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, pianificata e decisa da Vladimir Putin, come si comporta il mondo dello sport? Un esempio terribile e viene dall’impegno sovietico nella guerra in Afghanistan (1979-89), che ha portato al boicottaggio da parte degli Usa e dei Paesi occidentali dell’Olimpiade di Mosca nel 1980, con successivo e simmetrico “dispetto” da parte sovietica ai Giochi di Los Angeles nel 1984. Ma fu proprio la sconfitta sovietica in Afghanistan ad innescare due anni dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica. E adesso? Le istituzioni sportive, questa volta, sono state molto veloci e decise. Il Comitato olimpico internazionale ha invitato tutte le federazioni ad “annullare tutti gli eventi in Russia e Bielorussia”. La Uefa, il governo del calcio europeo, ha tolto a San Pietroburgo la finale di Champions 2022 e l’ha assegnato a Parigi. La Formula 1 ha cancellato la prova di Sochi del prossimo 25 settembre 2022, per non parlare degli appuntamenti della pallavolo, nuoto, pallanuoto e tuffi, scacchi fino al curling. La nazionale di pallacanestro ha comunicato che per solidarietà giocherà con i colori dell’Ucraina. Ma cosa dicono e fanno gli atleti? Gli ucraini, naturalmente, sono tutti compatti contro l’invasione della loro patria, ma cosa dicono e fanno i russi? Anche tra loro serpeggia “no alla guerra”, in particolare tra i tennisti. Daniil Medvedev, da poco numero 1 al mondo, a Andrey Rublev, che, dopo aver vinto il singolo, ha vinto il torneo di Marsiglia anche nel doppio con l’ucraino Denys Molchanov, hanno detto che i tennisti “promuovono la pace in tutto il mondo”. E così, anche se le bombe continuano a cadere e i carri armati ad avanzare verso Kiev, lo sport dimostra la sua opposizione alla guerra e che la convivenza, il rispetto reciproco e il fair play sono e devono essere la regola di vita, per tutti.
Franco Del Campo