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Cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici Invernali

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Cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici Invernali

La cerimonia di chiusura di un’Olimpiade, oltra al fasto luminoso dei fuochi d’artificio, ha un sapore particolare. E’ un misto di gioia e di nostalgia per qualcosa che si è appena concluso. Anche per un’Olimpiade invernale (la prima edizione fu nel 1924 a Chamonix), che è la sorella minore dei Giochi olimpici moderni, voluti da Pierre de Coubertin ad Atene nel 1894.C’è gioia, perché aver partecipato a un’Olimpiade è davvero il sogno di una vita per ogni atleta, anche se non si vince alcuna medaglia.C’è nostalgia, perché i ricordi che sono ancora vivi nella propria testa raccontano di una esperienza unica che vivrà per sempre nella propria memoria.E’ anche una nostalgia piena di speranza, perché la cerimonia di chiusura segna il passaggio di testimone tra un’edizione e l’altra. Questa volta, dopo Pechino 2022, l’appuntamento è fissato per l’edizione doppia, Milano-Cortina, che si terrà in Italia nel 2026.La cerimonia di chiusura, allora, diventa anche una promessa, quella di esserci di nuovo per chi vi ha partecipato, ma è una promessa aperta a migliaia di giovani in tutto il mondo che sognano la partecipazione olimpica e si alleneranno, faranno fatica, cadranno e si rialzeranno, perderanno e vinceranno, e qualcuno davvero ce la farà.La cerimonia di chiusura, infine, è anche un momento di bilanci, oltre la fredda contabilità delle medaglie, che trascura chi non è riuscito a salire sul podio e misura la “potenza” di una nazione. L’Olimpiade, con le sue medaglie, è o vuole essere, uno specchio dello sport nel mondo, nel nostro caso uno specchio dell’Italia. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha detto che “siamo un paese mostruosamente multidisciplinare” facendo così un grande complimento a tutto lo sport nazionale, che non si focalizza più soltanto su pochi campioni. Molti atleti che hanno partecipato a Pechino 2022 hanno l’età per essere presenti anche a Milano-Cortina 2026, ma la scienza e le tecniche di allenamento sempre più evolute (nel senso che non scarnificano più di fatica l’atleta) hanno aumentato la longevità agonistica di tantissimi atleti. Quindi la speranza è aperta e l’appuntamento è fissato a casa nostra nel 2026, ma nel frattempo ci vorrà comunque tanta fatica, impegno, sofferenza e speranza per arrivarci, ma è questo è il bello dello sport, specie quello olimpico. 

Franco Del Campo

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